Memoria e immaginazione: alleate o tiranni?
di Salvatore D'Angelo
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Abbiamo due strumenti straordinari, due doni della mente che ci rendono unici tra gli esseri viventi: la memoria e l’immaginazione.

Con la prima possiamo tornare indietro nel tempo, rivivere momenti belli che ci consolano, e riconsiderare quelli difficili che – se ben letti – ci hanno insegnato qualcosa, ci hanno temprato. La memoria ci aiuta a dare senso al nostro percorso.

Con l’immaginazione, invece, modelliamo il futuro. Possiamo sognare, pianificare, progettare. Possiamo perfino anticipare ostacoli e trovare soluzioni prima ancora che si presentino.

Ma questi strumenti, se lasciati senza guida, possono anche intrappolarci. La memoria, se diventa rimpianto, ci incatena al passato. “E se avessi fatto diversamente?”, “E se avessi scelto un’altra strada?” La mente rimesta, rimescola, non trova pace.

L’immaginazione, invece, può ingigantire i timori. Proietta scenari foschi, ci racconta futuri che non accadranno mai, ci toglie il sonno per pericoli che non esistono. Immagina il peggio e ce lo fa vivere in anticipo, anche quando il presente non ne dà alcun segno.

Ricordo ancora quando andai in banca a chiedere il mio primo mutuo. I pensieri si rincorrevano come cavalli impazziti: “E se non riesco a pagarlo?”, “E se perdo il lavoro?”, “E se ho sbagliato tutto?”. Quanta ansia ho prodotto, quanta energia consumata… per nulla. Oggi, ripensando a quei giorni, mi accorgo che tutto si è sistemato. I problemi si affrontano nel momento in cui arrivano, e spesso non arrivano affatto.

Quante volte ci lasciamo turbare più dalle nostre paure che dai reali pericoli? Quante volte soffriamo per ipotesi, per sospetti, per voci, per ombre?

Eppure, se ci fermiamo e guardiamo bene, scopriamo che nella maggior parte dei casi le cose che temevamo non si sono mai avverate. E anche quando lo hanno fatto, raramente sono state così devastanti come le avevamo immaginate.

Non si tratta di negare le difficoltà, ma di vivere con lucidità. Temere tutto ciò che potrebbe accadere equivale a soffrire continuamente, anche senza motivo. E allora tanto vale, nel dubbio, scegliere la speranza.

Sperare non è illudersi. È dare una possibilità al bene, così come spesso diamo fin troppo spazio al male.

In fondo, la mente è uno specchio: riflette ciò che le mettiamo davanti. Sta a noi decidere se mostrarle una via in salita o un muro insormontabile. Quindi non lasciamo che memoria e immaginazione ci travolgano, rischiamo di perdere il contatto con l’unico tempo che possiamo davvero vivere: il presente. Tutto nasce da lì, dalla difficoltà di abitare il momento con realismo, senza fuggire nel passato né temere il futuro.


“Soffriamo più nell’immaginazione che nella realtà. Alcuni mali ci tormentano più del dovuto, altri prima del dovuto, altri ancora del tutto senza motivo.”

— Lucio Anneo Seneca


Riflessione ispirata dalla lettura delle Lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca.