Desideri che nutrono, desideri che consumano
di Salvatore D'Angelo
di Salvatore D'Angelo

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Avere desideri è naturale. Tutti ne abbiamo.

Anzi, in molti casi sono proprio i desideri a spingerci a crescere, a evolverci, a migliorare la nostra vita. Ma non tutti i desideri sono uguali.

Ci sono desideri che ci appartengono davvero, che nascono da ciò che siamo, da ciò che ci realizza. E poi ci sono quelli effimeri, insaziabili, che non nascono da un nostro bisogno autentico… ma da ciò che crediamo che gli altri si aspettino da noi: essere più ricchi, più influenti, più ammirati.

Il problema di questi desideri è che non hanno un termine. Non importa quanto tu ottenga: ci sarà sempre qualcuno che ha di più. E anche chi arriva in cima, spesso si sente vuoto, incompleto… perché ciò che ha ottenuto non corrispondeva alla sua vera natura.

Persino il continuo confronto con gli altri è una trappola.

Quando ci focalizziamo su ciò che ci manca rispetto agli altri, ci dimentichiamo di ciò che abbiamo. E il risultato è sempre lo stesso: frustrazione, ansia, infelicità.

La saggezza ci invita a scegliere desideri che abbiano un termine, che siano conformi alla nostra natura. Desideri che ci portino verso ciò che siamo davvero, non verso ciò che vogliamo apparire agli occhi degli altri.

Il vero progresso non è voler essere migliore degli altri, ma diventare la versione più autentica di sé stessi.

E quali sono questi desideri naturali?

Mangiare, bere, ripararsi dal freddo: bisogni semplici, che si placano una volta soddisfatti. Anche desiderare di dipingere un quadro o realizzare un centrino all’uncinetto ha un termine: si raggiunge una fine, e con essa la soddisfazione.

Non serve che i desideri siano facili — devono solo essere realistici, raggiungibili, finiti. Desiderare una casa, per esempio, è naturale: si realizza con impegno, risorse e tempo. Ma se non si hanno nemmeno i mezzi per un anticipo, allora prima viene il desiderio di trovare un lavoro stabile. Un passo alla volta, secondo natura.

Il problema sorge quando i desideri diventano astratti, infiniti, indefiniti. “Voglio essere ricco” — ma quanto ricco? E perché? Ci sarà sempre qualcuno più ricco. E se il fine è l’approvazione degli altri, la corsa sarà infinita. Perché il giudizio altrui non si possiede mai: si rincorre.

Il punto non è non desiderare, ma capire perché desideriamo. Non c’è nulla di male nel voler migliorare la propria condizione economica. Ma è essenziale capire da dove nasce il desiderio: dal bisogno autentico di costruire una vita più stabile? O dal bisogno di essere ammirati, di sentirsi “abbastanza” agli occhi altrui?

A volte, per ottenere rispetto e amore, basta offrirli per primi. Fare qualcosa di buono per chi ci circonda. Agire con gentilezza, essere coerenti, costruire relazioni vere. Strade più semplici, spesso più efficaci, di una ricchezza ostentata.


I desideri naturali hanno limiti ben definiti, quelli nati da una falsa opinione non ne hanno: il falso non ha confini.

— Lucio Anneo Seneca


Riflessione ispirata dalla lettura delle Lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca.