Quel che si dice agli amici, e quel che si tace
di Salvatore D'Angelo
di Salvatore D'Angelo

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Ci sono momenti in cui ci si accorge di quanto sia difficile trovare qualcuno con cui parlare davvero.

Non parlo delle conversazioni quotidiane, quelle che scorrono tra lavoro, meteo e battute di cortesia. Parlo di quelle rare occasioni in cui si riesce a dire qualcosa di sé, non per cercare soluzioni, ma solo per alleggerire un peso o mettere ordine nei pensieri.

Io sono fatto così: tendo a parlare poco di me, anche con chi mi è vicino. Non per sfiducia, ma perché alcune cose mi sembrano troppo delicate per essere dette ad alta voce. Rimangono dentro, silenziose, in quello spazio privato che ognuno coltiva. È un’abitudine, forse, o semplicemente un tratto del mio carattere.

Eppure so che esistono anche persone completamente diverse da me. Quelle che raccontano tutto a tutti, senza filtri. Che riversano ansie, pensieri, malumori nel primo orecchio disponibile. Spesso con buona fede, a volte per bisogno, altre volte solo per abitudine. Ma anche questo è un rischio: la parola svuotata di misura perde valore. L’intimità, per essere tale, ha bisogno di contesto, di ascolto, di silenzio condiviso.

L’equilibrio sta forse nel mezzo: né chi tace sempre né chi parla troppo riesce davvero a costruire relazioni profonde. Serve discernimento. Serve il tempo per capire chi è davanti a noi, e che tipo di confidenza è possibile — e giusta — in quel rapporto.

Con gli anni, però, le vere amicizie diventano rare. Si cambia città, cambiano le abitudini, e spesso ognuno si rifugia nella propria famiglia, nella routine. Le relazioni diventano occasionali, leggere. E quando il legame manca, manca anche lo spazio in cui potersi raccontare senza timore, senza fretta.

Certo, confidarsi fa bene. Ma credo anche che esista dentro di noi un nucleo più profondo, una zona silenziosa che resta nostra, e forse è giusto così. L’amicizia vera, per me, è quella che sa accogliere tutto quello che possiamo dire, e rispettare tutto quello che, per ora, non sappiamo dire.


“…dopo l’amicizia bisogna fidarsi, prima dell’amicizia bisogna giudicare.”

— Lucio Anneo Seneca


Riflessione ispirata dalla lettura delle Lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca.